
Roma, gennaio 1919. Allora, come adesso, sicuramente faceva freddo, molto freddo a giudicare dal disegno di copertina della rivista In Penombra, firmato Sto, il grande Sergio Tofano.
Cosa raccontava la rivista ai suoi lettori nel numero di gennaio 1919? Ecco qualche breve estratto:
La idealità del cinematografo, di S. A. Luciani
“Il titolo di questo scritto potrà sembrare ironico o paradossale. Ironico a quelli che fanno del cinematografo per mestiere o per industria; paradossale agli esteti che nel cinematografo non vedono che un mezzo meccanico di riproduzione della realtà. Chi scrive è invece convinto ch si possa parlare benissimo della idealità del cinematografo, considerato come un mezzo di espressione di una concezione puramente estetica.
Intendiamoci. Il cinematografo come è oggi non è un’arte, ma semplicemente un genere di spettacolo che ha una singolare analogia con la pantomima romana del tempo di Augusto, e il cui successo è dovuto ad analoghe condizioni spirituali e sociali. Finora – non se l’abbia a male nessuno – tutto quello che è stato fatto con le migliori intenzioni non è se mai che un tentativo di fare dell’arte, non altro. Ma se il cinematografo ancora non è arte, ha in sè tutte le possibilità per diventare tale; per essere anzi l’arte più rappresentativa e la sola immagine del nostro tempo.”
D’Annunzio e la scena muta, di Alighiero Castelli
“Quando ancora i mezzi della scena muta erano relativamente limitati e non s’era raggiunta quella perfezione tecnica che oggi il cinematografo ha, quando ancora nessuno aveva tentato il film di grandissime proporzioni e di grandi masse, d’Annunzio concepì Cabiria. E l’America, che c’è oggi maestra, da Cabiria certo ha imparato a costruire i grandi films tipo Intollerance.”
Mostra fotografica dei fratelli Bragaglia
“Nella casa d’Arte Bragaglia di Roma, dopo le esposizioni futuriste delle pitture di Giacomo Balla e dei rebus colorati di Gargiullo, abbiamo avuto, il mese scorso, un’esposizione prettamente passatista di fotografie artistiche dei fratelli Bragaglia. Si tratta di una raccolta di un centinaio di ritratti di attrici del teatro parlato e del teatro muto, di attori, di scrittori, di note e ignote bellezze femminili in cui i due giovani artisti hanno saputo ottenere, con il mezzo freddo e maccanico della fotografia, effetti di un sorprendente lirismo.”
L’arcoscenico del mio cinematografo, di Anton Giulio Bragaglia
“Violentare la realtà, noi vogliamo: abbacinare la realtà più trionfante, col sogno di una ancor più maliosa e trionfante visione d’artificio. La esuberante fantasia del nostro temperamento meridionale deve trionfare sullo schermo, nello scoppio delle luci, come, in teatro, nella pompa dei colori del sole e nella efflorescenza fiammeggiante dei paesaggi ideali, prorompenti dal torrido spettacolo dei nostri paesi mediterranei.”