Il mio nome è Arturo Ambrosio

Arturo Ambrosio
Arturo Ambrosio

Arturo Ambrosio nasce a Torino il 3 dicembre 1870. Mentre studia per ottenere il diploma di ragioniere, s’innamora della fotografia, la grande novità del ‘800. Arturo incomincia a fare ritratti a tutti: ai professori, ai nonni, alla fidanzata Teresa Borgogno, ai proprietari della ditta di tessuti in cui si era impiegato dopo il diploma. Quando si sposa nel 1898, la cucina di casa diventa una camera oscura. Ogni sera, dopo l’ufficio, studia ottica, e quindi si mette in contatto con la ditta tedesca E. Suter, che lo invita a Basilea per un corso di specializzazione. Tornato da Basilea, intorno al 1902, abbandona definitivamente i tessuti, aprendo a Torino, grazie all’aiuto economico del cognato, inventore della Rinoleina, un negozio di articoli ottici e fotografici.

« Mi avviai subito bene, e in breve mi trovai costretto ad assumere personale: 2 per l’ottica, 2 per il reparto fotografico, 3 per la sezione sviluppo; vendevo binocoli da teatro rivestiti di madreperla e civettuoli occhialini alle madame; scattavo fotografie formato gabinetto a dignitari di corte, a rigidi ufficiali d’ordinanza; e spiegavo il procedimento fotografico alla Regina Elena. Ero diventato amico di Casa Reale; al castello di Racconigi o nella tenuta di S. Anna di Valdieri, una stanza della foresteria stava sempre alla mia disposizione. Andavo là con le mie macchine, fotografavo la regina e la portavo in barca. La regina mi voleva bene perché avevo l’abitudine di alzarmi presto, e alle 6 del mattino anche lei era già in piedi. Allora andavamo nei boschi e tornavamo con una fazzolettata di funghi! »

Ambrosio diventa rappresentante generale per l’Italia delle ditte E. Suter, Vizard Camera C.o – Gundiach, Manhattan Optical C.ny (Rochester), Radiguet e Massiot (Parigi), e Ilford C.ny L.td (Ilford, Londra). Contemporaneamente al negozio di via Roma 2, apre una succursale a Milano, via Carlo Alberto 2.

Per il suo negozio, passano anche i Lumière guidati dal suo rappresentante Vittorio Calcina. I primi due collaboratori nelle imprese cinematografiche di Arturo Ambrosio sono due giovani particolarmente in gamba: Roberto Omegna e Giovanni Vitrotti.

Omegna, impiegato in un istituto di assicurazioni, sapeva già maneggiare una cinepresa e sarà il primo operatore di Ambrosio nella Corsa Susa-Moncenisio del 1905, nelle Manovre degli alpini al colle della Ranzola, e come inviato speciale per girare il disastro del Terremoto in Calabria.

Vitrotti, si dedicava soltanto alla fotografia, quando Ambrosio vide alcuni suoi lavori in una mostra della Società Subalpina, intuì subito le possibilità e lo mandò a chiamare.

« In quanto a quelle prime riprese, è stato scritto che io fui convinto ad effettuarle da Edoardo di Sambuy, il quale mi avrebbe aiutato fornendomi un nuovo tipo di macchina portato dalla Francia. Non è esatto. Edoardo era un mio amico, si occupava di ritratti e aveva un piccolo studio a via Napione che rilevai adibendolo a locale di sviluppo e stampa delle pellicole. Ma, riguardo al campo tecnico, debbo affermare che me ne occupavo e lo risolvevo personalmente, piuttosto a quell’epoca ero già in contatto con l’ingegnere svizzero Zollinger che poi assunsi e col quale creammo, da soli, ogni tipo di apparecchiatura. Quando ancora Kodak e Eastman ci inviavano pellicola non perforata, noi costruimmo e producemmo le prime perforatrici. Fu per questo che iniziò la mia amicizia con Samuel Goldwyn, venne da me, e vista la perforatrice, spalancò gli occhi, la volle a tutti i costi, gliela vendetti a 4.700 lire: fu un affare! »

Marchio Taurus
Marchio Taurus

I primi film di Ambrosio vengono registrati sotto il marchio Taurus. Nel disegno del logo compare un toro, simbolo della città di Torino. Verso il 1905, apre il nuovo negozio di fotografia, ottica e cinematografia a via Santa Teresa 0, angolo piazza Carlo Alberto.

Il 2 maggio 1906, Arturo Ambrosio e Alfredo Gandolfi costituiscono una società in nome collettivo sotto la regione sociale Arturo Ambrosio & C. Sulle pagine della rivista La Fotografia Artistica, insieme alla pubblicità delle riproduzioni artistiche e industriali, si ricorda che ditta dispone di apparecchi per cinematografia e proiezioni. Un anno dopo, il 2 maggio 1907, la società viene sciolta. Al suo posto nasce la Società Anonima per azioni Arturo Ambrosio, con atto notarile del 16 aprile 1907.

Il teatro di posa è una piattaforma all’aperto nel giardino della sua villa a via Nizza 187, dove si girano i film a soggetto. Le scenografie dipinte da Decoroso Bonifanti e Borgogno, vengono montate su quello che viene chiamato “la piattaforma”, un praticabile di legno alto un palmo da terra, con attorno quattro pali e due tendoni. Come interpreti, i filodrammatici dialettali della compagnia Cuniberti, primo attore il tipografo dell’UTET Luigi Maggi. Le storie sono a cura di due giovani giornalisti: Ernesto Maria Pasquali e Augusto Ferraris (Arrigo Frusta).

« Nelle cantine della villa c’erano i laboratori, al primo piano alcune ragazze montavano le pellicole, e in un grande salone si faceva un po’ di tutto. Poi, un giorno, scoppiò un incendio; per fortuna riuscimmo a soffocarlo in tempo. Ma mi convinsi che era ora di organizzare uno stabilimento razionale e lo impiantai in via Catania. »

La cinematografia italiana, considerata da molti una moda del momento ed un negozio senza futuro, si trasforma in una vera industria:

« Cresceva senza che ce ne accorgessimo e anche noi crescevamo, senza saperlo. Ma per carità! non date troppa retta ai libri che vi parlano di terribili concorrenze fra i cinematografisti. Ci conoscevamo tutti, e per conoscerci meglio ancora, ci riunimmo al congresso di Parigi del 1909 e a quello di Torino del 1910. A leggere i libri c’è da credere chissà a quali lotte, come, per esempio, quando si accenna al famoso distacco di Pasquali dalla mia società per formarne una propria. Pasquali fece benissimo: c’era lavoro per tutti, lui aveva ormai imparato il mestiere, era un ragazzo in gamba, perché avrebbe dovuto rimanere sotto di me? Trovò un amico, il farmacista Tempo, che gli prestò i soldi, e un giorno mi disse: “Vorrei mettere su uno stabilimento, lei che ne pensa?” Gli risposi che lo approvavo e gli diedi la mano. Così, quando andai in America nel 1909, la storia parla di crisi, di scontro con i trust: in realtà erano problemi di vendita. Ebbene, con chi andai a New York? Con Sciamengo della Itala Film che era mio concorrente ma, prima di tutto, era mio amico. »

Dei primi film della ditta Ambrosio negli Stati Uniti e di molto altro, nel prossimo capitolo.

Un pensiero su “Il mio nome è Arturo Ambrosio

I commenti sono chiusi.