
Roma, estate 1907
L’aumento prodigioso delle sale di spettacolo cinematografico in ogni città, dimostra la verità di quanto è stato da molti predetto; che cioè il cinematografo prenderà a poco a poco il posto dei giornali illustrati di varietà e di attualità, costringendoli, se vogliono uscir vittoriosi dalla seria concorrenza , a modificarsi, a trasformarsi con una evoluzione più consona ai nuovi gusti del pubblico. Il cinematografo ha, sul giornale, il vantaggio di essere un espositore imparziale, di non cercar di correggere o spiegare con inopportuni o interessati commenti, la storia del corso di un avvenimento.
Specialmente per l’attualità, il desiderio del pubblico di vedere e giudicare le cose coi propri occhi, ha prodotto nei giornali un aumento singolare della parte illustrativa ed una conseguente diminuzione del testo, ridotto ad indicazioni puramente schematiche, con le quali il lettore possa ricostruire e rivivere la scena riprodotta dalle incisioni. Il cinematografo contenta anche meglio il gusto del pubblico, con la rapidità delle sue proiezioni che dànno l’attrattiva della vita e del movimento a fatti ed avvenimenti colti solo in qualche loro aspetto dalla fotografia ordinaria. Ma, poiché, come dicevamo, il cinematografo tende sempre di più, a prendere il posto del giornale illustrato, avviene che la sola attualità non basta più al pubblico: occorre che anche la fantasia abbia la sua parte e che in uno spettacolo vista anche quello che in un giornale si chiama «articolo di varietà».

Dato lo sviluppo enorme preso dalla fabbricazione delle pellicole cinematografiche sono sorti appunto teatri speciali, ove si mettono in posa quelle curiose «scene comiche» che ottengono tanto successo di ilarità, o si prendono le proiezioni di avvenimenti storici retrospettivi, o addirittura si falsificano avvenimenti contemporanei. Il «teatro di posa» è necessario per la formazione di scene di varietà, ed indispensabile in una fabbrica di pellicole cinematografiche.
Ogni movimento che al nostro occhio appare continuo è composto invece di una serie di atti consecutivi. Fissandoli per mezzo di apparecchi celerissimi e riproducendoli poi con la stessa celerità con cui si svolgono, la fotografia può dare al nostro occhio l’illusione del movimento reale. Su questa constatazione di fatto è fondato il cinematografo. La pellicola su cui le successive fotografie vengono impressionate è un lunghissimo nastro di celluloide, che vien trattato con metodi speciali, dopo prese le consecutive istantanee. Quando le cinematografie sono fissate, ed asciugate, vengono sottoposte al ritocco e alla coloritura, per le scene che si vogliono riprodurre in colori.

Le nostre illustrazioni ci mostrano come questo sia un lavoro compiuto quasi interamente da operaie. E le donne ancora conducono a termine l’ultima preparazione, il «montaggio» della pellicola, avvolgendo il lungo nastro impressionato in rocchetti o bobine, che svolti poi da una macchinetta a movimento regolato in modo preciso, innanzi ad una forte sorgente luminosa, riproducono in proiezione le scene che la luce rapidamente vi segnò, prolungandone la vita oltre il breve momento dell’esistenza reale, conservando così il documento, che ha maggior forza di convinzione, di ciò che passa e perisce.